Non esser triste - Federico Benedetti Official Blog

Non esser triste

Il cielo smise di piovere dopo giorni e giorni di bui temporali.

La gente al castello riprese, a fatica, le proprie attività. Un velo di tristezza oscurava i loro volti.

I bambini inseguivano le oche ai bordi della piazza giocando con le numerose pozzanghere che si erano formate.

Ad un tratto, eccolo arrivare. Nessuno se lo aspettava più, tutti lo davano per spacciato! <<..Una persona oramai finita..>> dicevano, <<…poveraccio, questa volta ha preso una bella botta!…>> dicevano altri.

Invece lui, col suo fare lesto, prese il suo solito sgabello, vi salì con un balzo felino, e con le braccia rivolse verso il cielo cantò a gran voce:

- Buongiorno a tutti, ai belli e ai brutti! Poichè oggi è proprio un Gran Bel Giorno!-

La gente continuò a fare ciò che stava facendo un po’ incredula, un po’ incuriosita. Solo i bambini smisero di giocare e gli corsero incontro, attirati da lui come le api dal miele gridando…<< è tornato il poeta, è tornato il poeta! >>

E lui, sorridendo continuò:

- Eccomi qui gente, a rallegrare i vostri volti. Perchè non siam fatti per soffrire. E se le mie parole, così leggere ed invisibili come il vento, possono donarvi la forza e le energie per compiere le vostre gesta….e se le mie parole sapranno mai fare breccia nei vostri cuori per farvi sentire che battono forte e che siete vivi, se di tutto questo la mia voce sarà capace, ebbene io ne sarò felice. Poichè il mio dono di donare non è andato sprecato!-

 

Dicendo questo fece un inchino e rialzandosi vide che la gente gli si era fatta appresso in cerchio e lo ascoltava attentamente.

Ora i loro volti erano più distesi, come convinti di quel che lui stava dicendo.

 

Lui riprese:

- Vedete, la vita è già così complicata di suo, e noi perdiamo già tanto tempo della nostra vita in cose futili, che rammaricarsi per le proprie tristezze non porta frutti ma ancora più pioggia…-

Poi vide una ragazza che se ne stava in disparte e la chiamò:

- Fatevi avanti vi prego, si voi, che ve ne state schiva da un lato. Vi prego avvicinatevi. Ancora un po’. – Le prese una mano. – Ecco, come mai vedo un velo di tristezza che oscura il vostro volto?-

E lei:

- Vedete, sono triste e soffro!-

- E cos’è, se mi è dato di sapere, che vi crea tanta sofferenza?-

- Soffro per Amore!-

- Soffrire per Amore? Soffrire per Amore dite?- e sospirò!

- Come fate a dire che soffrite per Amore, se alla parola sofferenza non è dato di accompagnarsi con quella di Amore? Non è mai sofferenza, è Vita! Non è mai sofferenza, ma Forza! Non è mai sofferenza, è Amore!-

 

Così scese dallo sgabello, prese e la strinse a se’, in un abbraccio che pareva immenso, tale che le mura del castello a stento potevano contenerlo; e lungo, infinitamente lungo e intenso, infinitamente intenso. Un istante durato tutta una vita!

 

Sono qui.

Un Poeta.

 

[dedicata a colei che poi diverrà mia moglie, trascritta il 07/09/2006]

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